Elsa by Angela Bubba

Elsa by Angela Bubba

autore:Angela Bubba [Bubba, Angela]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2022-02-06T23:00:00+00:00


È martedì, sono le ore 14,53 di un giorno di aprile. Elsa e le sue parole vanno in onda, recitate da uno speaker, sulla celebre Rete Rossa.

Anche questa settimana recensisce un film, Madame Bovary nella fattispecie, uscito in America lo scorso anno e solo da poco arrivato in Italia. Elsa lo ha visto al cinema Barberini, ed è rimasta interdetta.

Documentandosi ha scoperto che l’opera ha ricevuto grandi finanziamenti, e che il regista, un tizio nato a Chicago e di nome Vincente Minnelli, ha un debole per Gustave Flaubert.

«Non ignoriamo che l’espressione cinematografica è tutt’altra cosa da quella letteraria, e che quindi un libro, se trasposto sullo schermo, va sottoposto ai necessari adattamenti. Questo però, non giustifica affatto i mutamenti gratuiti, e le aggiunte inutili e goffe».

È lo speaker a parlare, scandendo ogni termine alla perfezione. Elsa è nella casa di via Archimede, accanto a sé la sigaretta e un bicchiere di whiskey.

La voce analizza ora gli sceneggiatori, colpevoli di aver falsato i protagonisti del romanzo. Charles Bovary ad esempio, uno dei personaggi più vivi della letteratura mondiale, è stato indegnamente stravolto. «La poesia del personaggio flaubertiano viene proprio dal suo essere condannato, senza sua colpa, alla mediocrità e al fallimento; se Emma persegue ideali lontani e irraggiungibili, Charles è condannato ad avere sempre sotto gli occhi il proprio ideale, non meno irraggiungibile, anzi addirittura incomprensibile».

Elsa si riascolta, ascolta le sue stesse parole, pronunciate da un’altra bocca e con altri modi. Lei non avrebbe avuto una simile dizione, anzi si sarebbe notata la calata romana, dolce e un po’ smollata. Avrebbe fatto delle pause, avrebbe marcato particolari sillabe. Forse si sarebbe commossa.

Mentre lo speaker continua Elsa socchiude gli occhi. Rivede i fotogrammi di quei due francesi, strambi, come svuotati, e li sovrappone ai propri ricordi. «Sono più Emma o più Charles?» chiede poi, incuriosita. «Parlo a me stessa, esatto, come Marco Aurelio... che però usava il vocativo, voi lo sapevate?» Elsa si rivolge a un paio di foto, due suoi ritratti che la guatano da un tavolino. Grandi, scintillanti, sistemati in cornici d’argento. Nel primo è seduta su una scala di pietra, il viso sorridente. Nell’altro è di profilo e indossa un cappello. Forse sono stati scattati a Capri, o sotto un portico napoletano.

«Devo dirvi...» riprende a voce alta, per sovrapporsi al frastuono della radio. «Emma è una forte. Mentre Charles non rifiuta mai il proprio ideale, come ho scritto. L’ho scritto pensando a me stessa».

Elsa ha smesso di fumare. Tamburella con due dita contro la parete del bicchiere. Se lo porta alle labbra, trangugia quasi tutto il liquido in un solo colpo.

«Esiste un pregio e insieme una tortura più grande nella vita? Charles è una specie di crocifisso, proprio perché non accantonerà mai i propri sogni, capite?» Elsa fa l’occhiolino alla foto sulla destra. «Soprattutto se sono sogni irrealizzabili, anzi più fanno male e più gli va dietro. La verità è che siamo uguali» conclude, pensando con amarezza a Luchino.

«Un simile atteggiamento potrà apparire magari legittimo e rispettabile...»

Elsa abbassa il volume.



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